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mercoledì 17 marzo 2010

Parole Nuove. Il comizio di Daniele Fornaro


Si è svolta una serie di comizi in piazza a Montemesola domenica 14 Marzo. Si sono succeduti sul palco tre delle quattro liste che si fronteggiano per le comunali in programma i prossimi 28 e 29 marzo. Di fronte ad una piazza gremita e particolarmente attenta e rispettosa si è scritta una bella pagina di democrazia nel nostro paese.
Il primo a parlare è stato Daniele Fornaro, rappresentante di “Sinistra e Libertà” che si candida nelle fila di “Sinistra Unita per Montemesola”, formazione capeggiata dal candidato sindaco Maurizio Romanazzo, già al timone dell'amministrazione comunale dal 1995 al 2000. Era la prima volta che Fornaro parlava su di un palco in occasione di un pubblico comizio, e questa inesperienza si è tradotta in una tensione che ha inibito la sua voce ma non la forza dei contenuti che quella voce conteneva: ha toccato infatti argomenti che mai nessuno si è sognato di discutere a Montemesola. 


Ha parlato della centralità della difesa dell'ambiente, come punto centrale di una riflessione finalmente politica (nel senso etimologico della parola). Non con quel fare distaccato dei burocrati verdi bensì con la passione ed il coinvolgimento di una persona che ama la propria terra, il proprio paesaggio, i propri beni artistici e culturali e vorrebbe che raggiungessero il giusto riconoscimento che spetta loro. Perché è lì il cuore del problema intorno a cui si dispiegano i vari aspetti della nostra società. Perché è negli oggetti della storia che si nasconde la nostra memoria e quindi il senso del nostro stare insieme. Perché c'è un senso nel nostro stare insieme secondo l'avvocato Fornaro, c'è un fondamento che ci tiene uniti. Ed allora, è solamente tenendo fermo questo senso profondo che diviene prioritaria la difesa della scuola, la difesa dei lavoratori, la difesa della legalità. Perché è la scuola che preserva la conoscenza di quel fondamento, perché è il lavoro che lo giustifica, perché è l'egualitarismo, l'essere uguali di fronte alla legge, che ci rende orgogliosi di esso.
Il territorio (e la sua difesa) non è pertanto un aspetto secondario dell'azione di un'amministrazione ma diviene punto cardine, attorno a cui si imbastisce un discorso più ampio. Solo così si può credere in uno sviluppo che sia davvero sostenibile coinvolgendo quei settori che sono il nostro oro: l'agricoltura, il turismo, i nuovi saperi legati alla multimedialità, di contro ad un modello industrialista ormai fallito e obsoleto che tanti danni ha contribuito a fare alla nostra terra.
A noi non piacciono i mestieranti delle coperte corte, quelle vecchie visioni d'economia malata, per cui se non puoi comprarti una Ferrari allora chiudi la Scuola Materna. Questo non è sviluppo. Tanto meno sostenibile. Questo è immobilismo. Parlare del futuro pensando al passato vuol dire avere la volontà, neanche troppo celata, di far rimanere le cose così come sono, garantendosi i propri sporchi privilegi.
Sinistra e Libertà si oppone a tutto ciò e comincia a parlare della gente, della sua storia, della sua terra ed anche delle...pietre.

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